Un Senso Di Me

il suo libro

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    Titolo Un senso di me
    Autore Elisa
    Prezzo € 19,50
    Dati 2008, 189 p., ill., brossura
    Editore Rizzoli


    Elisa si racconta, attraverso foto e pezzi di diario. Impedibile!
    Vi posto il mio pezzo preferito, parla del Lisert, una terra bellissima, a cui ha anche dedicato una traccia in Heart.


    CITAZIONE
    Il Lisert è una specie di penisola, un posto dalla geografia strana. Chilometri e chilometri di costa brulla, prima croata, poi istriana, fatta di strapiombi e di rocce basse mangiate dal mare che arrivano fino alla Grecia. All’estremo nord di questa corsa di rocce c’è Trieste, poi c’è una curva e comincia il territorio del Lisert, quello di Monfalcone e dintorni. La striscia di terra fra il fiume Isonzo e il fiume Timavo è chiamata Bisiacheria, il territorio dei Bisiachi, il popolo che vive fra le due acque. Il Lisert è una Terra di mezzo. Un crocevia di anime. Una terra dismessa, abbandonata ma straordinaria. Nell’antichità i romani l’avevano scelta come luogo di villeggiatura perché c’era l’acqua benefica. Oggi le terme non ci sono più, ma l’acqua è rimasta. Ci sono dei buchi nel terreno: uno può scendere giù e incontrare le acque bollenti. Il Lisert ha mille facce. D’estate l’argilla si secca e si crepa, e diventa deserto. D’inverno le piogge la sciolgono e il paesaggio si trasforma ancora. Il Liser è come una fortezza: ti affacci e vedi il golfo aperto davanti a te fino alla Punta di Parenzo e anche più in là. Accanto, sull’Isola della Cona, si rifocillano gli uccelli che arrivano dal Nord Europa e vogliono andare in Africa.
    La Bisiacheria è una terra che non si racconta subito. La sua gente è forte, semplice, ama molto la libertà. Tendiamo a essere imprevedibili, riservati. Popoli diversi si sono fermati qui, lo vedi dai nomi e cognomi mezzo croati e mezzo sloveni. Mia nonna prima di sposare mio nonno di nome faceva Stefancich. Stanislava Stefancich. Anche lei una migrante. Forse la famiglia della nonna di sua nonna veniva dalla Russia, ma il suo paese, il posto dove è nata, è Skopje Terza, sopra Trieste, che all’epoca non era italiana. Fino a sei anna mia nonna ha parlato sloveno, poi i suoi sono scesi a Monfalcone. Mio nonno invece era veneto, suo padre aveva molti campi e li coltivava. Con la Prima guerra mondiale si sono spostati da vicino Pordenone a Vermigliano, un paesino della Bisiacheria, sotto il Carso. È arrivata l’altra guerra e mi nonno, che era partigiano, è stato deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, dove è rimasto per un anno e mezzo. Alla fine della guerra è tornato a casa, ce l’ha fatta. Come tanti altri uomini di ieri e di oggi ha lavorato nei cantieri navali di Monfalcone. Per più di quarant’anni. Ha avuto il fisico minato dall’amianto. Come tanti nostri fratelli, nostri mariti, nostri padri, e nostri amici.

     
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